Due giorni di bora, certo non inaspettati ma pur sempre impegnativi, hanno segnato l’ultima crociera terapeutica in barca a vela per i pazienti del Centro Osservazione e Diagnosi di Vallecchio, della Cooperativa Sociale Cento Fiori. Il maltempo lungo la costa croata ha raggiunto la barca del progetto Ulisse, timonata dall’educatore Andrea Ambrosani, vicino all’isola di Ist. Due giorni al riparo nel porto per i sette pazienti e l’equipaggio, per questo viaggio formato dall’educatore Eugenio Pari e dal fondatore del progetto Ulisse (e della cooperativa sociale), Werther Mussoni. Che con l’inseparabile fisarmonica e la sua proverbiale bonomia è riuscito a far risuonare le note di Bella ciao anche nei ristoranti della terra degli Ustascia.
«E’ stato un viaggio un poco più impegnativo del precedente qui in Croazia, con diversi imprevisti che per i ragazzi hanno però assunto il forte sapore dell’avventura – ha detto lo skipper Andrea Ambrosani al ritorno – Ci aspettavamo la bora e abbiamo affrontato i 20 e passa nodi di vento (circa 40 km all’ora) senza problemi riparando a Ist. Per i pazienti c’è stato il problema dell’acqua: a Ist scarseggiava e abbiamo dovuto fronteggiare il razionamento, una situazione inusuale per tutti, figuriamoci in spazi angusti come una barca. Ma i ragazzi l’hanno superata. Anche a Sman, altra isola visitata, non è stato facile rifornirsi di acqua, tutti problemi superati a Bozava».
Se il tempo a tratti non è stato clemente, l’Adriatico in compenso ha offerto degli spettacoli inusuali. L’incontro con i delfini o con una tartaruga ha animato il viaggio. Ma sopratutto un branco di tonni ha attirato l’attenzione dell’equipaggio del progetto Ulisse. Nella traversata di ritorno la barca è passata vicino a una grande rete da posta strappata via probabilmente dal maltempo che, aggrovigliata, in parte gialleggiava e in parte colava a picco per oltre una decina di metri verso il fondo. «Impossibile per noi da recuperare, vista l’estensione e il peso: le reti da posta hanno dei galleggianti nella parte superiore ma anche dei pesi nella parte inferiore e si estendono per decine di metri. Ebbene, questo groviglio di reti e pesci intrappolati è diventata un enorme “pastura”, cioè attirava i predatori che accorrevano a mangiare i pesci intrappolati. E tra questi predatori c’era un branco di tonni che schiumavano le acque, affannandosi a mangiare».
Foto di copertina gentilmente concessa da Giuseppe Marzi.
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